La società reale è alternativa al partito. I partiti sono delle associazioni che hanno lo scopo di raggiungere il potere e di gestirlo. E non sempre per raggiungere questo risultato rispettano le leggi. I partiti non cambieranno dal loro interno, perchè ovunque al mondo chi ha il potere fa di tutto per tenerlo. I cittadini invece, hanno lo scopo di ottenere una società dove ciascuno di loro viva meglio. La democrazia non richiede necessariamente l'esistenza dei partiti. In Svizzera ad esempio i partiti hanno una forza incomparabilmente minore che in Italia, perchè nelle scelte davvero importanti per il paese, la decisione finale aspetta agli elettori, con i referendum e le iniziative. I partiti si limitano a dare indicazioni, e senza troppo forza, perchè le consultazione popolari sono molto numerose e dare troppo indicazioni che poi vadano in contrasto con i risultati, avrebbe l'effetto di delegittimarli più di quanto già lo siano. Gli strumenti di democrazia diretta non possono essere amati dai partiti, perchè limita il loro potere e rende i cittadini consapevoli dei loro diritti, della loro forza e della grande sopravvalutazione dei partiti. Semplicemente i cittadini si stanno rendendo conto di essere i veri titolari dei diritti democratici. E si stanno rendendo conto che i loro diritti sono sistematicamente negati da chi ha il potere e che non intende cederlo per nessun motivo. E stanno utilizzando i pochi strumenti che hanno al massimo del loro potenziale. Quello che noi chiediamo e che ci distingue dagli altri gruppi, è che chiediamo di introdurre strumenti migliori di democrazia che poi saranno utilizzati da tutti. Siamo cioè focalizzati sugli strumenti, mentre gli altri vogliono raggiungere degli obiettivi specifici. Noi vogliamo aprire una porta, che poi sarà varcata dall'intero paese. Il trend verso una maggiore democrazia è in atto in tutto il mondo. Noi magari siamo focalizzati in Italia e riteniamo che essa possa procedere come ha sempre fatto. Ma in realtà siamo una piccolissima parte di una entità molto più grande che è l'intero pianeta, che sta andando tutto verso una direzione sempre più democratica. Volenti o nolenti, prima o dopo anche noi seguiremo la strada umana comune. Noi possiamo solo accelerare un processo comunque inevitabile. La nostra proposta di legge nazionale si propone di cambiare alcuni articoli della costituzione. Oggi nella costituzione in vigore è scritto che i membri del parlamento hanno diritto ad una indennità. Noi manteniamo questo articolo e poi aggiungiamo "indennità scelta dai cittadini al momento del voto" e spieghiamo la procedura. Se questa diventa la norma nazionale a cascata anche gli amministratori locali dovranno avere indennità decise con la stessa procedura. Inoltre poichè chiediamo che tutti gli enti locali abbiano gli strumenti di democrazia diretta che chiediamo anche a livello nazionale, nei casi di resistenza, saranno i cittadini a chiedere l'applicazione. Questo non è un argomento di democrazia diretta. Ma i cittadini possono usare gli strumenti di democrazia diretta che proponiamo, ad esempio il referendum propositivo anche per chiedere un pronunciamento popolare su questo argomento. Oggi non è possibile. Con la nostra proposta di legge si. Nella Iniziativa Quorum Zero e Più Democrazia i 18 articoli vanno a chiedere di modificare la Costituzione Italiana in vigore. C'è anche un articolo che chiede di modificare l'art. 118 della Costituzione che si interessa degli enti locali. In questo articolo noi proponiamo che venga chiesto che tutti gli enti locali devono avere tutti gli strumenti di democrazia diretta (referendum propositivo, abrogativo, confermativo, revoca) senza quorum. Quindi in realtà quanto chiediamo a livello nazionale, lo chiediamo anche a livello locale. La California è conosciuta dagli statunitensi come uno degli stati dei referendum, perchè ne fanno moltissimi da 100 anni. Hanno anche la revoca degli eletti da quasi 100 anni e la usano. Nel 2003 è stato revocato il governatore al primo anno del suo secondo mandato. Il Venezuela e la Bolivia hanno la costituzione scritta in collaborazione con i cittadini. In entrambi questi stati la Costituzione è stata alla fine votata dai cittadini ed approvata da loro. In Italia la Costituzione non è stata scritta dai cittadini, ma dai loro rappresentanti della Costituente. Inoltre non è mai stata approvata dai cittadini, ma solo dai loro rappresentanti. In Svizzera, Bolivia e Venezuela invece, la Costituzione è stata approvata con voto popolare. Inoltre Bolivia e Venezuela sono tra i pochi stati al mondo dove la revoca degli eletti è valida e applicata a tutti i livelli. In Italia questo non succede. Per chi ha studiato quegli esempi, essi sono straordinariamente belli e ricchi di coraggio nei loro protagonisti. Sono stati entrambi repressi con grande brutalità, la Comune di Parigi dopo pochi mesi, i Soviet dopo neppure un anno. I creatori di quegli esempi hanno pagato con la loro vita il fatto di volere un mondo dove tutti avessero pari diritti politici. Ma NON sono questi gli esempi che noi prendiamo, perchè sono esempi che la Storia ha cancellato. Noi facciamo invece riferimento agli esempi di successo che sono praticati in molte parti del mondo, oggi e da lungo tempo, in paesi civili con alto livello di ricchezza e di buon senso. La Svizzera ad esempio ha gli strumenti che noi chiediamo da più di 170 anni e la qualità della vita in quel paese è tra i migliori al mondo. Così come la California che ha il referendum propositivo da più di 100 anni ed è uno degli stati più ricchi degli USA. E così come la Baviera che dal 1995 ha gli strumenti di democrazia diretta tra i più avanzati della Germania e dell'Europa e ciò insieme al reddito pro capite tra i più alti d'Europa. Michele Ainis, prof. di Diritto Costituzionale all'università di Tor Vergata ed editorialista di vari quodiani e periodici nazionali ed autore di libri sull'argomento, ha definito la nostra proposta come quella "Più dirompente". Questa definizione da l'esatta misura della portata degli effetti che questa legge introdurrebbe in Italia. Si tratta di dare strumenti di democrazia diretta funzionanti in mano ai cittadini italiani, che potrebbero così avere voce in capitolo nelle scelte pubbliche. Come avviene oggi ad esempio in Svizzera, in California e in Baviera. L'ultima parola sarebbe del popolo e non dei suoi rappresentanti. Togliendo il quorum tutti i referendum sarebbero sempre validi e ci si concentrerebbe sugli argomenti a favore e su quelli contro invece che se si supera il quorum oppure no. Inoltre proponiamo di introdurre il referendum propositivo (oggi in Italia abbiamo solo quello abrogativo), la revoca degli eletti, che esiste in molti paesi del mondo e che permette di fare un referendum sulla persona eletta per decidere se togliergli il mandato oppure no. E il diritto dei cittadini di decidere l'indennità dei loro rappresentanti al momento del voto, semplicemente esprimendo la preferenza per un numero da 1 a 10 che sarà il moltiplicatore del reddito medio italiano di quell'anno. Se ad esempio in media i cittadini sceglieranno il valore 2,5, significa che la indennità dei rappresentanti sarà 2,5 x il reddito medio italiano. non conviene prima sensibilizzare i cittadini e poi procedere con l'iniziativa? Sulla proposta nazionale abbiamo già raccolto migliaia di firme in un solo sabato. La sensibilizzazione si fa sulle cose concrete. Questa lo è.
A Rovereto abbiamo anche fatto un referendum sul tema nel 2009. E i cittadini hanno risposto con il 90% con un SI.
Se bisognasse sempre aspettare tempi e competenze migliori l’india sarebbe ancora britannica (dicevano “gli indiani nom sono pronti”), i poveri non avrebbero diritto al voto ( dicevano “serve essere proprietari e istruiti”), le donne non avrebbero diritto al voto ( dicevano “troppo umorali e suggestionabili”), gli africani non avrebbero diritto di voto in Sudafrica (dicevano “sono troppi”).
Per migliorare la democrazia il tempo migliore è sempre OGGI. proposta troppo difficile per i cittadini I cittadini hanno il buon senso e la competenza per capire che questa proposta è buona per loro. Anche se pochi leggeranno la proposta nella sua completezza, basta spiegare loro perchè togliere il quorum, o che proponiamo che l'indennità dei rappresentanti sia decisa dai cittadini al momento del voto, o la revoca degli eletti e subito capiscono il valore della proposta per migliorare la loro vita e la democrazia.
Del resto se si pensa che i cittadini non siano competenti, allora bisogna pensare che siano incompetenti anche nella scelta dei loro rappresentanti.
Ed allora per coerenza non dovremmo tenere le elezioni e tutto il sistema democratico attuale cadrebbe.
O si crede che il sistema democratico sia il miglior sistema di governo per le comunità umane, oppure non lo si crede. Ma a questo punto stiamo parlando di tutta la democrazia e non solo delle proposte di democrazia diretta. Noi chiediamo che i cittadini abbiano la possibilità di effettuare i referendum costituzionali. Come in Svizzera dal 1891 ossia da 120 anni e in California. E in entrambi questi paesi non è possibile per un gruppo di esagitati fare richieste assurde, perchè i referendum costituzionali come li chiediamo noi richiedono 1 milione di firme per essere iniziati e la maggioranza dei votanti quando si va a votazione. Quindi non 4 esagitati, ma la maggioranza dei cittadini votanti. E l'esperienza secolare della Svizzera che ha questo strumento appunto dal 1891 mostra che nessuna richiesta contro i diritti umani è mai stata approvata. E noi comunque nella nostra proposta (all'art. 13) scriviamo espressamente che:
Gli strumenti di democrazia diretta sono applicabili a tutta la materia legislativa già di competenza dei rappresentanti eletti dal popolo e non possono in alcun caso confliggere né con le disposizioni inderogabili del diritto internazionale, né con i principi della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, né con il dettato della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, né con il catalogo dei diritti fondamentali contenuto nei Trattati dell’Unione Europea.
Se poi si ritiene che la maggioranza dei cittadini votanti non abbiano diritto a cambiare la propria legge fondamentale, la Costituzione, quello è un altro discorso. Ma allora non parliamo più di democrazia, ma di altri tipi di governo (dittatura, aristocrazia, oligarchia etc).
Prima di scrivere questa proposta abbiamo studiato in decine di persone, per anni. E nulla di ciò che abbiamo proposto è stato inventato e tutto esiste già applicato nei vari paesi del mondo. Per avere maggiori informazioni e dati, basta andare nel blog www.quorumzeropiudemocrazia.it e scaricarsi i libri gratuiti che si trovano sulla colonna a destra.
Libri scritti da studiosi italiani e stranieri con i FATTI della democrazia diretta ;-) non è un controsenso porre a referendum le leggi urgenti? no. L'esperienza Svizzera ci mostra che i rappresentanti per evitare i referendum "bollavano" come urgenti tutte le leggi dal 1940 al 1955 e le leggi "Urgenti" erano non referendabili in base alla loro norma. Nel 1955 i cittadini stanchi di questo evidente abuso, proposero un referendum per dire "ok, le leggi urgenti, visto che le ritenete urgenti entrano in vigore subito, ma entro 1 anno dovranno essere tutte obbligatoriamente poste a votazione dei cittadini".
Inutile dire che da quel giorno non ci furono più leggi urgenti in Svizzera... ma quanto ci costa fare tutti questi referendum? in realtà l'uso esteso degli strumenti di democrazia diretta nel mondo (ad esempio in Svizzera dove li si utilizza da più di 150 anni) mostra che essi fanno risparmiare soldi dei contribuenti. L'esempio più emblematico in Italia è il referendum del 1993 che con affluenza del 77% e voto SI del 90% chiese di togliere il finanziamento pubblico ai partiti.
I partiti reintrodussero il finanziamento, cambiando il nome in "rimborso elettorale" e dal 1994 ad oggi hanno ricevuto la somma di 2,7 miliardi di euro.
Quindi se la volontà dei cittadini fosse stata rispettata ci sarebbe stata un risparmio di 2,7 miliardi di euro. Quante votazioni referendarie si sarebbero potute sostenere con una simile somma risparmiata?
Senza contare quante cose si sarebbero evitate se ci fossero stati gli strumenti che noi chiediamo: interventi militari in Kossovo, Iraq, Libia, Libano. Spese per le basi NATO in Italia (Dal Molin etc). Spese assurde per grandi opere inutili. L'acquisto per 22 miliardi di euro di cacciabombardieri. L'abolizione delle provincie. Lo stipendio dei rappresentanti molto più basso dell'attuale record in europa...
ma dopo si è continuamente a votare..? no, in Svizzera dove ci sono questi strumenti da 1 secolo e mezzo, ci sono oggi anche 16 referendum l'anno, ma tutti vengono raggruppati in 3 date all'anno, decise il dicembre dell'anno precedente. Inoltre i cittadini possono votare anche per posta e tramite internet (e lo fanno in grande maggioranza anche l'80 -90%, con notevole risparmio di tempo e di soldi per i seggi e scrutatori). Inoltre in Italia non è così facile raccogliere le firme, occorrono 500.000 e 1 milione per i vari strumenti previsti in questa proposta di legge. Ma poi verrà discussa in parlamento? non abbiamo la sicurezza. Fino al 2005 uno studio aveva mostrato che il 13% delle leggi di iniziativa popolare erano state discusse dal parlamento. Ma non ci sono alternative. I cittadini oggi per poter chiedere di togliere il quorum e introdurre strumenti di democrazia diretta hanno solo due vie pacifiche e democratiche:
1. eleggere rappresentanti che portino avanti queste idee;
2. utilizzare lo strumento della legge di iniziativa popolare.
Non possiamo usare il referendum abrogativo, perchè nella Costituzione è scritto che la Costituzione Italiana non è modificabile tramite referendum, ma solo con percorso parlamentare.
Con la democrazia diretta in Svizzera i cittadini nel 1918 hanno deciso la legge elettorale proporzionale pura. Anche il voto alle donne era una bella utopia (in Oregon diventata realtà con un referendum ad inizio 1900), come quello dei neri in Sudafrica e i diritti civili in Usa. Una utopia cessa di essere tale quando i cittadini la vogliono realizzata. Nulla ci vieta di lavorare per legge elettorale e per avere maggiori strumenti di democrazia. Anzi. di Matteo Rigotti
qui il post di Matteo: http://www.quorumzeropiudemocrazia.it/2012/04/22/precisazioni-sulla-fase-di-certificazione/
Dopo le prime settimane di raccolta firme siamo già in fase di “certificazione” (è bene prendersi per tempo!). Visti i vari dubbi si è discusso dell’argomento sul gruppo Facebook e questo è il riassunto di tutte le informazioni emerse. Per tutte le altre informazioni vi invitiamo a consultare il vademecum, se non trovate la risposta che cercavate potete fare una richiesta sul gruppo Facebook.
Vediamo tre esempi di come potremmo aver raccolto le nostre firme:
1) modulo con firme di un unico comune
Come consigliato nel vademecum è estremamente più razionale raccogliere le firme di cittadini dello stesso comune su un unico modulo (raccogliendo le firme ad un banchetto la maggioranza delle firme sarà chiaramente di cittadini di quel comune, i cittadini di altri comuni è meglio che firmino su un modulo a parte). Il modulo con le firme (autenticate) deve essere portato all’ufficio elettorale di quel Comune, che provvederà alla “certificazione collettiva”, trascrivendo nello spazio vicino alla firma il numero di iscrizione alle liste elettorali dei firmatari e apponendo il timbro dell’ufficio nello spazio apposito. Ora il nostro modulo è pronto per essere spedito al comitato.
2) modulo con firme di comuni diversi, ma vicini e raggiungibili fisicamente
Su un modulo a parte abbiamo raccolto anche le firme dei comuni vicini (era un peccato dirgli di firmare presso il loro Comune!). In questo caso ci si dovrà impegnare maggiormente, andando di persona nei Comuni dei firmatari e farsi consegnare il certificato di iscrizione alle liste elettorali (“certificazione singola”). Una volta raccolti tutti i “foglietti” in originale, vanno allegati al modulo con le firme autenticate. Se tutte le firme sono state certificate singolarmente (cioè hanno il loro foglietto allegato) la certificazione è completa ed il modulo è pronto per essere spedito al comitato.
Se avessimo una situazione “mista”, cioè con ad esempio 30 firme di uno stesso comune e 10 di comuni diversi, allegheremo le 10 certificazioni singole in originale e consegneremo il modulo al comune che certificherà le altre 30. Una volta ultimata la certificazione il modulo è pronto per essere spedito al comitato.
3) modulo con firme di comuni diversi, non raggiungibili fisicamente
Abbiamo raccolto anche firme di cittadini iscritti in liste elettorali a centinaia di chilometri dal nostro Comune…cosa fare adesso? Per certificare le firme servono sempre i certificati elettorali in originale, per cui bisognerà richiederli ai comuni.
Dopo aver contattato vari comuni e averne discusso sul gruppo Facebook quella che si riporta sotto è la procedura consigliata.
Inviare via posta o via fax (via fax perchè la richiesta deve avere firma autografa, in modo da poterla confrontare con quella del documento di identità del richiedente) la seguente richiesta all’ufficio elettorale del comune dal quale intendiamo ricevere il certificato elettorale del firmatario, allegando sempre copia del nostro documento in qualità di “richiedenti” (in ogni caso è sempre consigliato inviare una mail al più presto ai vari comuni per accordarsi sulle modalità…qualche comune infatti accetta anche la richiesta inviata tramite e-mail).
Alla cortese attenzione dell’Ufficio Elettorale XYZ
OGGETTO: RICHIESTA CERTIFICATI ELETTORALI
Iniziativa “Quorum zero e più democrazia”
(pubblicazione Gazzetta Uff. n. 37 del 14/02/2012).
Con riferimento alla legge 352/70 ed in merito alla raccolta firme della suddetta proposta di legge di iniziativa popolare, il sottoscritto richiede, al fine di certificare la volontà espressa dai vostri concittadini, i certificati di iscrizione alle liste elettorali dei seguenti firmatari:
Elenco firmatari (i dati riportati sul modulo di raccolta firme)
Se ne richiede l’invio in singola copia al seguente indirizzo: XYZ
Si allega documento di identità del sottoscritto come richiedente, affinché ne conserviate fotocopia.
Distinti saluti,
XYZ
Allegati:
• carta di identità del richiedente
• comunicato stampa del gruppo
Alcuni Comuni, una volta inviata la vostra richiesta, potrebbero richiedere l’invio dei francobolli necessari all’invio dei certificati (ad esempio Milano). Una volta ricevuti andranno allegati al modulo di raccolta delle firme come visto nel caso precedente.
Altre precisazioni:
- Le certificazioni singole devono essere in originale (no fax).
- Ci sono quindi due procedure per arrivare ad avere firme “certificate”: allegare tutti i certificati originali (“certificazione singola”), o la compilazione da parte del comune dell’apposito spazio per la certificazione collettiva in fondo al modulo di raccolta firme, con firma, timbro, e riportando a fianco degli iscritti alle liste elettorali del loro comune il numero di iscrizione. Eventualmente anche tutti e due i sistemi come visto precedentemente (cioè parte viene certificata “collettivamente” e parte certificata tramite singoli certificati allegati) .
- Se non recuperate il certificato di un firmatario non cancellate il nominativo con una riga sopra o qualsiasi altra cosa. Lasciatelo così com’è, con la casella per il numero di iscrizione in bianco. Se tirate una riga sopra, quella firma non verrà considerata “autenticata”, e il numero di firme autenticate scritto nell’apposita casella sarà quindi sbagliato e questo invaliderebbe l’intero modulo. Lasciate i dati relativi così come sono e la casella in bianco, in questo modo verrebbe considerata non valida solo quella firma. La raccolta firme sta andando molto bene. Oggi abbiamo superato le 290 città dove qualcuno si è attivato per la raccolta. Le difficoltà sono quelle abituali per chi fa partire una iniziativa dal basso. Manca l'informazione, i media non parlano dell'iniziativa. Anche se L'Espresso l'ha già citata e Il Venerdì della Repubblica ne ha parlato in un riquadro il 6-4-12. Ma contiamo di riuscire a raggiungere sempre più cittadini, abbiamo fiducia nella bontà delle idee che stanno alla base di questa iniziativa. sui contenuti della iniziativa
sulla raccolta firme
altro
L’iniziativa è validissima, soprattutto perché, mediante la mobilitazione per la raccolta delle firme, si porterà a conoscenza di un pubblico più vasto la forma della democrazia diretta e i vantaggi che da eewssa derivano. La gran parte dei cittadinini italiani, forse soprattutto nel cenrto-sud ignora cosa sia la democrazia diretta. Solo nell’ultimo Espresso ho letto un timido cenno a questo argomento. Certo sarà difficile, secondo me, che nel Parlamento venga portata all’rdine del giorno per essere votata questa proposta di legge, ma se si otterrano ben più delle 50.000 firme richieste, i nostri parlamentari dovranno prendere coscienza delle richieste del popolo e finalmente,almeno, si potrà parlare in RAI di democraza diretta.
Giacomo
Sarebbe bello fare una FAQ… magari inizio dando l’esempio e raccogliendo qualche domanda-risposta che gira sul gruppo Facebook. Tipo: “ma dopo si è continuamente a votare..?”, “ma quanto ci costa fare tutti questi referendum?”, “non è un controsenso porre a referendum le leggi urgenti?”..ecc..